Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Trento, 27 gennaio 2017 Sulla prima pagina del libro «Auschwitz, la residenza della morte»” leggiamo: «La nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, l'annientamento dell'uomo». Ma poi queste parole sono state trovate e quel dolore, l'infinito dolore e sperdimento è arrivato fino a noi. Ci raccogliamo quindi, in questa data simbolica, a ricordare le vittime dello sterminio nazista e a rendere omaggio, vicinanza, rispetto, ai pochi, ormai, testimoni sopravvissuti. Il rischio, sempre presente nelle giornate commemorative, è quello del ritualismo distante. Data simbolica, dicevo, la liberazione il 27 gennaio 1945 del campo di Auschwitz. In realtà i campi di raccolta, smistamento, concentramento, sterminio in Europa furono più di quindicimila. In Italia, nel 1938, furono promulgate le prime leggi razziali che privarono gli ebrei di qualsiasi diritto. Campi di concentramento e smistamento vennero allestiti a Fossoli e a Bolzano. Un campo di sterminio, con forno crematorio, operò a Trieste, alla “Risiera di S. Sabba”, con 3.500 uccisi e 8.000 deportati. Il primo rastrellamento nazista in Italia si verificò il 12 settembre 1943 a Merano. Seguì il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre con 2.091 deportati. Tra le mura del campo di Bolzano passarono 9.500 persone, trasferite a Mauthausen, Dachau, Auschwitz. Walter Benjamin, filosofo, scrittore, autore della innovativa e fondamentale riflessione «L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica», nato a nel 1892 a Charlottenburg, vistosi ritirare il visto di transito dalla polizia di frontiera spagnola e temendo l' espulsione verso la Francia occupata, si suicidò a 48 anni il 25 settembre 1940. Quando vedo alla televisione le immagini di migranti, profughi bloccati, respinti alle frontiere, mi chiedo «Quanti Benjamin vi sono tra costoro?». Nel febbraio 1945 moriva a Bergen Belsen la quindicenne Anna Frank, il cui diario è divenuto un classico della letteratura di quel terribile periodo. Quante Anna Frank giacciono affogate in fondo al Mediterraneo, vittime di mercanti di carne umana? Profeticamente Primo Levi intitolò il suo secondo libro sui campi di sterminio «I sommersi e i salvati». Stime prudenti e congetturali calcolano 30.000 sommersi, annegati nel nostro mare dal 1988 a oggi. In questi due ultimi anni è triplicata l' immigrazione di minori non accompagnati. Un terzo di loro scompaiono nel nulla. Al 31 luglio 2016, 5.315 minori risultavano irreperibili nelle strutture di accoglienza censite dal Ministero del Lavoro. Persecuzioni, arresti, uccisioni, sterminio furono possibili per un diffuso sentimento razzista, rifiuto e chiusura nei confronti dell' “altro”, indifferenza, ignoranza, rifiuto di vedere e sapere. Elementi ancora presenti tra di noi. Per questo dicevo che il ricordo di Auschwitz non rimanda a un altrove locale e temporale. Interroga ora il nostro sentire, il nostro pensiero, il nostro agire. Politiche miopi e dissennate impediscono che si possano allestire campi di raccolta e accoglienza nei paesi di origine dei richiedenti asilo. Si è scatenata la guerra in Irak per distruggere arsenali di armi di distruzione di massa che non esistevano. Dopo l'11 settembre 2001 si bombardò e occupò l' Afghanistan per catturare Bin Laden, che si scoprì poi rifugiato in Pakistan, paese alleato degli Stati Uniti. La Francia iniziò unilateralmente i bombardamenti sulla Libia per eliminare il dittatore Gheddafi, col risultato di avere oggi il paese diviso, con due governi, a Tripoli e a Tobruck e con parti di territorio sotto il controllo dei terroristi dell' ISIS, nell' impossibilità quindi di accordi bilaterali per il controllo e la gestione razionale e umanitaria delle partenze dei profughi. Che non fuggono solo dalle guerre ma pure dalla fame, provocata dalle politiche neoliberiste del FMI, della Banca Mondiale, dagli accordi di libero scambio commerciale e circolazione finanziaria. Dai catastrofici cambiamenti climatici, provocati da un modello economico anti-ecologico. La cosiddetta “globalizzazione” ha creato una frattura abissale fra paesi ricchi, sempre più ricchi, e paesi poveri che sprofondano nella disgregazione sociale, culturale, economica. Diseguaglianze che si riproducono, ne siamo testimoni, pure all' interno dei paesi occidentali, ricchi e industrializzati. L' Europa, che con le sue politiche monetarie ha gettato il popolo greco nell'indigenza, non riesce a far rispettare le quote di collocazione degli immigrati agli Stati membri. Noi oggi ci interroghiamo, chiediamo ai sopravvissuti e alla Storia, come sia stato possibile lo sterminio di milioni di esseri umani durante la seconda guerra mondiale. I nostri nipoti ci chiederanno conto di come abbiamo potuto lasciar accadere la catastrofe umanitaria che da anni dissemina i nostri territori di tragedie. Aristotele diceva che la memoria è la scrittura dell'anima e la scrittura è permanenza. Dentro questa memoria si cela tutta la nostra umanità da riscrivere, da ribadire giorno dopo giorno per non perdere la compassione, la speranza ma anche la lucidità nel saper leggere il presente e ispirare le nostre vite personali e sociali in funzione del bene comune. Questo è per me il senso profondo del «Giorno della memoria». Lucia Coppola
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LUCIA COPPOLA |
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